Rosa Giulio e Alberto Granese, adattando un verso riportato in esergo, in Render Dante “voce” a “voce” mettono i loro Studi sulla «Commedia» a confronto, per verificarne convergenze e divergenze nella scelta alterna di argomenti affini e differenti.
Mentre la Giulio, ridiscutendo la questione linguistica in Dante e l’interpretazione realistica in chiave antropomorfica della rappresentazione dei Giganti ribelli, attua una vera e propria svolta ermeneutica attraverso l’esegesi metaletteraria e la decrittazione delle ambiguità stilistiche del canto XXXI dell’Inferno, Granese, per rintracciare contiguità e distanza della cultura islamica in Dante, pone al centro il problema dell’origine e destino dell’anima sulla base della lectio tenuta da Stazio nel canto XXV del Purgatorio, dove le idee dei due pensatori arabi, Avicenna e Averroè, mediate da fonti latine, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, risultano funzionali, attraverso l’opzione diversificata per i loro rispettivi presupposti filosofici, alla riflessione metapoetica su una più solida, originale e credibile base strutturale del poema.
Se, poi, con un’analisi non generica delle pagine dedicate da Francesco De Sanctis alla terza Cantica, riesce a individuare nella sua incomprensione del ruolo diegetico e del sostratoanalogico della transumptio, imprescindibile nel poema dantesco, la reale divergenza del maggior critico della letteratura italiana dagli studiosi moderni, influenzati dall’interpretazione figurale di Eric Auerbach, rivista in relazione alle tesi di Spitzer e Singleton, a sua volta, Rosa Giulio, affrontando la poesia del modernismo europeo da Eliot a Montale, costruisce in maniera innovativa il discorso critico a parte Dantis, in rapporto alla diversità dei loro rispettivi contesti storici e alle non dissimili riflessioni sulla funzione e la continua trasformazione del linguaggio poetico, fino a cogliere la poeticità intrinseca del procedimento allegorico e la sintesi fulminea nel creare sensibilmente gli oggetti, solo nominandoli, di un poeta “concentrico”, come l’autore della Commedia. Nella seconda parte, alle sollecitazioni della Giulio sulla concezione della Giustizia in Dante, ma anche in rapporto a quella di Petrarca e Boccaccio, e del problema della violenza sulle donne con la tragica vicenda di Pia de’ Tolomei, Granese risponde con gli exempla di Traiano, che impersona il diritto e la pietà, e di Benedetto da Norcia, la cui Regola diventerà uno dei fondamenti della cultura europea.