Filomena Montanile, professore associato di Letteratura italiana presso l’Università degli Studi di Salerno, ha svolto la propria attività di ricerca intorno a più centri di interesse: la cultura umanistico-rinascimentale, soprattutto meridionale, il Settecento, in particolare l'area illuministico giacobina, l'Ottocento postunitario e il Novecento, privilegiando autori e questioni di letteratura controcorrente e di opposizione.
Ha pubblicato tra l’altro I giacobini a teatro, 1984; Le farse, il Trionfo, il Lamento di Giosuè Capasso, 1990; Venere e Cefisa. Due traduzioni di Montesquieu a Napoli, 1990; Parole e rivoluzione, 1994; Le parole e la norma, 1996; L’uccisione dei fratelli Ascanio e Clemente Filomarino, 2001; Fuori solco (2002); La favola Mandragola si chiama (2002); Lingua e uso della ragione (2002); Tra Otto e Novecento. Itinerari di lettura (2011).
Ha fornito il testo in edizione critica dell’autobiografia di Gherardo degli Angioli (2003); e della Filosofia della musica di S. Mattei (2008). In ambito settecentesco ha verificato il definirsi a Napoli, nell’ultimo quarto del secolo, di un gusto per l’antico che si muoveva tra erudizione e ricerca, indagando sulla fortuna di Metastasio in area meridionale.
Ha poi studiato le teoriche tragiche primo settecentesche, con particolare riferimento al Discorso sull’Indole del teatro tragico antico e moderno di Gianrinaldo Carli. Più recentemente, si è occupata delle cosiddette scritture dell'io raccogliendo in volume i risultati di una ricerca in progress tra biografia e autobiografia (Scritture della memoria, Roma 2012). Ha indagato ancora sulla 'letteratura dell'esodo' studiando in particolare la scrittura narrativa di Anna Maria Mori. Ha pubblicato saggi e studi su Galanti, Cesarotti, Padula, Morselli, Saba e Lagorio. E’ membro del Consiglio direttivo dell’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento Meridionale. E’ socia della MOD, dell’ADI e della Società Italiana di Studi sul Secolo XVIII.