Nella sua essenziale e agile monografia, Il reale e il fantastico, ispirata al canone calviniano della leggerezza, Enza Lamberti, pur confrontandosi con le componenti fondamentali dell'esegesti sveviana ed entrando direttamente nel conflitto delle interpretazioni, evita di appesantire il testo con più o meno lunghe e ben note citazioni critiche, per dedicarsi con maggiore concentrazione ermeneutica allo studio del tema della seduzione nelle opere dell'ultimo Svevo.
L'elemento decisamente innovativo del libro consiste nell'indubbia capacità di individuare e annotare tutti i fili sottili, concettuali ed espressivi, che le attraversano, collegandoli ai romanzi, ai lavori teatrali e saggistici, fino a fare emergere la centralità dell'aspetto seduttivo nella concezione esistenziale e nel linguaggio narrativo del grande scrittore triestino.
Dalla commistione di scienza, rappresentata nella "funzione" Darwin, e fantastico, affiorante nella sinistra potenza dello sgiardo magico, al desiderio senile del corpo giovane e alla "chimera" della rigenerazione, il poliedrico e polisemico immaginario sveviano si svolge entro i precisi confini, per la prima volta illuminati dalla Lamberti, di ibridazione dei generi letterari e contaminazione del comico con il pedagogico, contestuali e tra loro interagenti come ingegnose "maschere" occultanti le pulsioni erotiche sottese all'ambiguità delle relazioni sociali.