Tra le folgori e la notte
P.357
Suggestivi richiami analogici - tra il titolo del libro e i versi in epigrafe di Shakespeare (Give sorrow words: the grief that does not speak Whispers the o’erfraught heart and bids it break. W. Shakespeare, Macbeth, IV.III. 209-10) - costituiscono l’illuminante metafora delle esperienze umane e poetiche di Ugo Foscolo. «Tra le folgori e la notte», prelievo da una sua tragedia, Ajace (II. I.47 ) è un’espressione che, letta in controluce, sembra alludere alle tormentate vicende esistenziali del poeta. I versi, tratti dal Macbeth, parzialmente citati da Foscolo nell’articolo On Hamlet (EN X, p. 588) e collegati nel ricordo a un’osservazione di Seneca («Curae leves loquuntur, ingentes stupent», Hyppolytus, 606), inconsapevolmente epifanizzano per fulminea associazione strati profondi del suo mondo interiore. La monografia di Alberto Granese attraversa tutta la produzione foscoliana con un rigoroso metodo di lavoro, che - fin dall’iniziale contestualizzazione storica di ogni singola fase compositiva del poeta — intreccia la memoria della tradizione critica e delle più recenti proposte ermeneutiche con i suggerimenti di nuovi percorsi euristici.